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VENEZIA... ED È' CARNEVALE

monica bianchetti - FEBBRAIO 2015

Località: VENEZIA

Anche quest’anno è arrivato. Il carnevale di Venezia. Semel in anno licet insanire (una volta all’anno è lecito non avere freni), si diceva, ed è proprio così che facevano i veneziani in questo periodo dell’anno, già dai tempi più antichi, quando si burlavano pubblicamente dei ricchi indossando una maschera. Era un modo come un altro per dare sfogo alla rabbia e contenere le tensioni sociali. L’identità non esisteva più e si entrava nella grande illusione dove tutto appare, ma non è. Un tempo a Venezia il carnevale durava molti mesi, da ottobre sino alla Quaresima. Oggi i giorni dediti al carnevale sono soltanto una decina, ma in realtà, a Venezia, il carnevale esiste a ogni stagione. È come una magia, una sottile contentezza che si spande tra calli e campielli, sfuma il paesaggio e sussurra misteri catapultandoti in atmosfere di tempi passati. Per secoli Venezia è stata una vetrina di divertimento e piacere, dove il gioco, l’arguzia, l’irresponsabilità culminavano proprio nel periodo del carnevale. A Venezia in questo periodo si respira un’aria diversa. Salendo e scendendo dai ponti incontri le tipiche maschere veneziane: le baùte (la baùta è composta da un manto nero chiamato tabarro, un tricorno nero che si indossava sul capo al di sopra del tabarro e una maschera bianca chiamata Larva); le maschere dal lungo naso a becco di cicogna, chiamate le maschere del medico della peste, perché in origine dovevano servire come protezioni ai medici che venivano in contatto con gli ammalati di peste, una malattia che uccise metà della popolazione veneziana durante le epidemie e poi travestimenti di tutti i tipi, dai più semplici ai più sfarzosi, che gironzolano in questo magico mondo. Passeggiando lungo Riva degli Schiavoni, lasciata da parte la folla di San Marco, ci si imbatte in maschere colorate, vestiti sontuosi, vere opere d’arte, che camminano lungo la riva o si fermano sotto ai portici e ai merletti di Palazzo Ducale, anonimi personaggi che trovano uno scenario unico per apparire e mettersi in posa per finire in una foto che regalerà un po’ di carnevale a chi poi ritorna a casa. A Carnevale Venezia diventa caotica. C’è tutto il mondo incastrato tra calli e ponti, turisti che vagano strabiliati, euforici, increduli di trovarsi nella storia. Personalmente amo girovagare per la città nei giorni feriali, quando non c’è ancora la folla dei visitatori mordi e fuggi. Esiste anche una Venezia silenziosa e conoscendola si possono percorrere zone poco frequentate e assaporare l’assenza di rumore, la quiete dell’acqua tra i canali, afferrare quella particolare seduzione che solo questa città sa elargire. Ogni tanto si può incontrare una maschera che passa veloce per raggiungere piazza San Marco, o bambini che gettano coriandoli o un signore col tabarro che pare sgusciare fuori dal passato. Una volta mi è capitato anche di imbattermi in Lino Toffolo, il cabarettista e attore veneziano, con il suo tabarro nero (anche se in realtà lui il tabarro lo usa sempre, non solo a carnevale). Il carisma di Venezia, dove nulla è piatto, viene accentuato durante il carnevale e la città diventa un enorme palcoscenico all’aperto. Per qualche strana alchimia i pensieri paiono sparire, la vita ti sorride e la semplicità dell’allegria ti entra dentro. Da qualche anno i grandi sponsor, le televisioni e le migliaia di curiosi da tutto il mondo lo hanno fatto diventare un grande happening dove forse si perde un po’ di quella magia che lo caratterizza, ma d’altronde il carnevale di Venezia, assieme a quello di Rio de Janeiro, rimane il più famoso del mondo, una festa sull’acqua, un sogno colorato tra deliziose frittelle e friabili galani… come non lasciarsi sedurre? https://luciogiordano.wordpress.com/2015/01/26/venezia-ed-e-carnevale

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