San Dona' distrutta e ricostruita

Area di riferimento: Grappa, Tomba, Montello, area di Treviso e Piave Partenza: San Dona' di Piave (VE), Museo della Bonifica Arrivo: San Dona' di Piave (VE), Calvecchia Tipologia: A piedi, In bicicletta Difficoltà: Semplice / Principianti Fondo stradale: Asfalto Tempo di percorrenza: 2 ore a piedi, 7 km
http://www.sandona.com/

Il binomio Grande Guerra - San Dona' è inscindibile per le tremende distruzioni inferte a questa città del fronte e alla sua popolazione. Simboli e cimeli ricordano ancora oggi l’esodo improvviso e necessario di migliaia e migliaia di persone. Lunghissime file di carriaggi attraversarono il ponte, la popolazione abbandonò le proprie cose a un triste destino, le case con la chiave sulla toppa del portone. Le bombe “amiche” sconvolsero il centro cittadino per un anno intero; proprio sull’argine che separa il centro urbano dal vicinissimo Piave, lì correvano le trincee. Argini altissimi, costruiti inizialmente per difendere il paese dalle acque di piena che quasi annualmente tentavano di invaderne l’intero territorio. Ad un tempo luogo di difesa e di assalto, negli argini si scavarono anche gallerie per depositi, magazzini, casematte. Per un anno, tra alterne vicende, quegli argini furono spettatori di cruenze inaudite. E al termine della guerra quegli stessi argini devastati non ressero all’impeto delle acque che inondarono paesi e campagne. Proprio per affermare il legame con questo eroico passato, la città del Piave ha desiderato che nel proprio civico museo, dedicato alla grandiosa epopea della bonifica, vi fosse una sezione significativa destinata al ricordo di quella guerra, per conservare preziose memorie, immagini, carte e cimeli della guerra. E a San Dona', ormai da decenni, la prima domenica di ogni mese si onorano i caduti con una solenne cerimonia.
Il percorso, partendo dal museo, può riassumersi nella visita a luoghi e testimonianze concretamente visitabili: le rovine che si intravedono nella murature del vecchio Duomo con la croce ritrovata da un ignoto soldato e innalzata sopra le rovine e la vetrata votiva di una mamma fiorentina in ricordo del figlio caduto; il Ponte sul fiume Piave; il Palazzo municipale distrutto e ricostruito da Mussolini nel 1923 con la celebre frase scolpita nel marmo: “Qui una volta giunse il nemico, gli italiani giurano che non tornerà mai più”; la Casa di Ricovero Monumento ai Caduti con il portale dedicato ai caduti della città; le due lapidi ai legionari cechi considerati disertori e giustiziati dagli Austriaci, oggi luogo di pellegrinaggio della Nazione Ceca, collocate nella frazione di Calvecchia a est del centro cittadino.

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