La battaglia finale

Area di riferimento: Grappa, Tomba, Montello, area di Treviso e Piave Partenza: Nervesa della Battaglia (TV), Isola dei morti Arrivo: Nervesa della Battaglia (TV), Isola dei morti Tipologia: In bicicletta, In auto / moto Difficoltà: Semplice / Principianti Fondo stradale: Asfalto Dislivello: 700 m Quota massima: 770 m.s.l.m. Tempo di percorrenza: 3 ore, 103 km
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Nella seconda metà del 1918 la drammatica situazione sociale, alimentare ed economica delle potenze centrali lasciava prevedere una prossima fine del conflitto: il governo italiano premeva sul Comando Supremo affinché l’esercito si ponesse in fase offensiva e cercasse di recuperare le perdite territoriali subite con la ritirata di Caporetto. Fu elaborato un piano che prevedeva il massiccio impegno dell’avversario sul fronte montano e il contemporaneo forzamento del Piave in tre punti del medio corso, con direttrici d’avanzata convergenti su Vittorio Veneto. L’azione più meridionale, di fronte all’isola di Papadopoli, venne anticipata di qualche giorno per portare lo schieramento di fronte alla prima linea austroungarica; tra il 26 e il 27 ottobre le prime truppe si portarono sulla riva sinistra di fronte a Pederobba e presso Falzè di Piave. La situazione divenne critica per la difficoltà di mantenere i ponti, più volte distrutti dall’artiglieria e dalla corrente del fiume ingrossato per le piogge: il giorno 28 si riuscì a forzare compiutamente l’ostacolo naturale e l’azione poté svilupparsi rapidamente, con l’avversario che dava sempre maggiori segni di disfacimento organizzativo. Il 30 ottobre Vittorio Veneto era raggiunta e l’inseguimento proseguiva lungo le valli alpine e verso il mare di Trieste.
Tra i luoghi più significativi di questo itinerario è senza dubbio l’Isola dei Morti, area carica di tragiche memorie. Qui nell’ottobre del 1918 gli arditi sfondarono, nel corso della battaglia finale, dirigendosi verso il centro di Moriago, ove è stata conservata la rovina della Torre da Camino a testimonianza della furia bellica. L’elevato numero dei corpi di soldati uccisi lungo la linea nord del Piave, che trascinati dalle acque, si arenarono sulle sponde di questa isola, ha dato origine al nome. Oggi è un’oasi di pace alberata che nel piazzale centrale, dedicato ai Ragazzi del ‘99, ospita un singolare monumento piramidale ai caduti. Nei dintorni, a Fontigo, si può anche visitare il Museo della Grande Guerra all’interno del Centro Educazione Ambientale, e, a Falzè di Piave, il Monumento dedicato agli Arditi (i caimani del Piave). Proseguendo verso ovest, merita una visita l’abbazia di Santa Bona a Vidor. La sua posizione a strapiombo sul Piave ne fece un osservatorio ideale per gli invasori. Di qui si può vedere anche il vicino ponte, che venne in parte fatto brillare durante la ritirata. Gli stessi centri di Vidor e della vicina Valdobbiadene furono pesantemente devastati dal tiro d’artiglieria italiana e vennero successivamente ricostruiti. Proseguendo verso est, a Miane, si incontra la “strada della fam”, a Follina, un monumento dedicato ad un ex-cimitero di guerra austroungarico; a Refrontolo vi è Villa Spada che è divenuta simbolo letterario dell’occupazione dell’esercito straniero; a Cison di Valmarino, il Castello Brandolini, che fu sede di un comando austroungarico. Di grande interesse, anche ingegneristico, è la “Strada dei 100 giorni” raggiungibile da questo punto. A Vittorio Veneto, la città che ha dato il nome alla battaglia finale, vi è uno fra i più importanti musei della Grande Guerra. Di singolare interesse è inoltre, a Serravalle, l’appartamento a Palazzo Minucci lasciato da Camillo De Carlo, aviatore e spia durante la Prima Guerra Mondiale. A Vittorio Veneto il Museo della Battaglia raccoglie molte testimonianze riferite a quei tragici giorni, mentre a Conegliano, città occupata con durezza in successione da tedeschi, austriaci e ungheresi, è aperto il Museo degli Alpini. Di straordinaria suggestione infine è il castello-cittadella di San Salvatore a Susegana, che fu osservatorio austriaco, mentre nelle grotte sottostanti trovarono ricovero comandi ed artiglieria.

Fonte: Provincia di Treviso e ecomuseograndeguerra.it

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