Calà del Sasso

C’è chi la affronta in salita, e capisce subito che, in realtà, è fatta per scendere. Perché solo a vederla si sente la fatica addosso. E’ una scala di 4444 gradini di pietra di calcare grigio, affiancati da una cunetta che serviva a mandar giù al Brenta i tronchi destinati a Venezia, per costruire le navi della Serenissima. E’ un capolavoro dell’artigianato stradale, immerso in un ambiente selvaggio. E’ un fiume di pietra, lo definì lo scrittore-camminatore Paolo Rumiz dopo averlo risalito misurando per bene gli scalini, tutti “con cinquanta centimetri di passo e quindici di dislivello”: andava a trovare Mario Rigoni Stern ad Asiago e una volta lo fece proprio a piedi, lungo l’antica via immersa nei boschi di faggio, muschio e felci.

Calà del Sasso

La Calà del Sasso è la via d’accesso all’Altopiano più difficile e segreta. L’imbocco in alto è accanto alla frazione Sasso di Asiago, quello in basso poco distante dalla chiesa di Valstagna. Costruita alla fine del 1300 quando il Vicentino era nelle mani di Gian Galeazzo Visconti e i comuni dell’Altopiano già allora litigavano: Foza impose un pedaggio per chi voleva scendere a valle con le merci, Gallio allora costruì una strada lungo la Val Frenzela e Asiago, per non essere da meno, s’invento la Calà. Devastata dall’alluvione del 1966, è stata restaurata all’inizio degli anni Duemila, ma, proprio perché incastonata nella montagna, è esposta alla neve, alla pioggia, al bosco che vorrebbe riprendersela. Si sale (o si scende) di 709 metri. Attenzione a visitarla d’inverno o dopo un temporale: la pietra è liscia e infida. E, dunque, occhio agli scalini….

 

di Giovanni Stefani - Gruppo italiano stampa turistica 

 

 

 

 

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