La città delle rose

Secondo una leggenda il nome di Rovigo deriverebbe da Rhodon, ovvero dalle rose che in questi luoghi fiorivano spontaneamente nell'antichità. Anche Ludovico Ariosto nel parlare di Rovigo la definì "la terra in cui produr di rose / le dié piacevol nome in greche voci". Peraltro, si ritiene che la colonizzazione del Polesine si debba proprio ai greci: fu infatti Diomede, compagno di Ulisse nella guerra di Troia, con i suoi coraggiosi compagni, a mettere per primo piede ad Adria, che in tempi antichi si trovava sul mare.
E fu proprio da Adria che - poco prima del Mille - il vescovo Paolo Cattaneo decise di trasferire la sede vescovile a Rovigo. Avvenne così: incerto sul luogo dove portare le sue genti, vittime delle furiose scorrerie degli Ungari, una notte il vescovo vide in sogno San Pietro che gli offriva un bellissimo pastorale completamente fiorito di profumate rose rosse. Era dunque Rovigo la meta della loro peregrinazione; Cattaneo trasferì lì il suo popolo, e fece costruire un imponente castello per difendersi dai barbari. Oggi di quelle vestigia rimane solo una torre, la Torre Donà, ancora ammirabile in città.

Rovigo - castello

E non vi mancano i fantasmi: in una via del centro c'è un bel palazzo dove di tanto in tanto, da una finestrella che si apre sulla porta della cantina, appare il volto di una suora: un'antenata, si dice, che si lasciò morire in una stanzetta nella quale si era fatta rinchiudere. E vi è il ricordo di una scommessa, fatta tanti anni fa, da un uomo che decise di trascorrere una notte al cimitero. Al mattino, però, era stato trovato morto, gli occhi sbarrati per sempre: sul ghiaino, una scritta illeggibile che aveva tentato di tracciare nell'estremo disperato tentativo di comunicare un orribile segreto.

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