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Fagiolo gialèt della Val Belluna
Importati dall’America, i fagioli giunsero nel bellunese verso il 1530 grazie al frate e umanista feltrino Pietro Valeriano, funzionario di papa Clemente VII, che li regalò ad alcuni abitanti in segno di riconoscimento. L'introduzione non fu né facile nè rapida ma il fagiolo riuscì ad imporsi in queste vallate soprattutto perché consentiva altre colture, permettendo agli agricoltori di ricavare dallo stesso appezzamento un maggior volume di prodotto.
Il gialèt della Val Belluna è una delle varietà di fagiolo più antiche e pregiate coltivate nella provincia bellunese. Conosciuto anche come 'fasol biso' o 'solferino', il fagiolo gialèt è attualmente coltivato in piccoli appezzamenti gestiti da agricoltori che si tramandano i semi di generazione in generazione e che ne curano le piante come un tempo in modo manuale. Seminato a maggio e raccolto a settembre in una zona delimitata tra la destra e la sinistra del fiume Piave, il fagiolo si presenta con la tipica colorazione giallo-verde intensa - che nel tempo ha fornito alle comunità locali lo spunto per nomi vernacolari – e si rivela tenerissimo una volta cotto. Dopo secoli di coltivazione, e un'esportazione estesa da nord a sud, è nato il Presidio che ne salvaguarda la coltivazione con l'obiettivo di aumentare nel tempo la produzione preservando una squisitezza che appartiene alla memoria della Val Belluna.
La tradizione gastronomica del luogo rende omaggio al sapore del Fagiolo Gialèt che viene consumato senza particolari lavorazioni per esaltare la delicatezza che lo distingue. Viene servito come contorno, semplicemente lessato e condito con un filo di olio extra-vergine di oliva, o come ingrediente di zuppe sfruttando la sua cremosità e il fatto che la buccia diventa quasi inconsistente con la cottura.